La protagonista femminile del celebre dramma di Shakespeare, Lady Macbeth, diventata demente e soverchiata dal senso di colpa dei suoi numerosi crimini, cammina nel sonno e tenta di lavar via dalle mani pulite l’immagine delle macchie di sangue delle sue vittime.

Tendenze simili hanno le persone che si rendono conto di aver commesso qualcosa di sbagliato: istintivamente il ricordo di una brutta azione commessa o di un’ingiustizia perpetrata le spinge a lavarsi le mani come se l’acqua potesse portare via le colpe. Tale comportamento è stato quindi ribattezzato “effetto Macbeth”, e ed è quanto sostenuto da uno studio condotto alla University of Toronto e pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature.

Allo studio ha partecipato un gruppo di volontari a cui è stato chiesto di ricordare delle esperienze della loro vita in cui avessero tenuto dei comportamenti moralmente scorretti o che essi giudicavano tali. Il team di psicologi che ha seguito la ricerca ha osservato che in seguito al richiamo del ricordo il 41 per cento dei partecipanti cominciava ad assumere atteggiamenti relazionati con il desiderio di pulizia. Lavarsi le mani è il gesto più frequente, ma ad esso si aggiunge lo spazzolarsi i vestiti o lo sfiorare quasi inavvertitamente una mensola dove è depositata della polvere per ripulirla.

“Quando hai fatto qualcosa di male ci sono due modi in cui puoi ripulirti: confessare ciò che hai fatto o ripulire il tuo corpo”, ha affermato Philiph Tetlock, uno psicologo della University of California che ha partecipato allo studio. Lo stesso Tetlock sostiene che lo studio indicherebbe l’esistenza di un riflesso viscerale tra il senso di colpa e la tendenza a lavarlo via con il sapone.