Costò addirittura il licenziamento per il rettore di Harvard uno degli stereotipi duri a morire sulle donne. Secondo una retrograda tradizione maschilista che la vuole tutta casa e bellezza, la donna, di matematica, non ci capirebbe un tubo. Chiaro che un minimo di buonsenso e una sbirciatina in una qualunque scuola elementare o superiore (dove le medie dei voti delle ragazze lasciano indietro i maschietti di svariati punti), avrebbe immediatamente confutato la tesi, ma ora è un esperimento scientifico che prova la falsità dell’affermazione. O meglio, è vero che le donne riportano spesso risultati inferiori degli uomini in matematica, ma questo è solo un dannoso frutto della suggestione.
Per stabilire la verità è stato realizzato uno studio, pubblicato sulla rivista Science, che mostra che non è vero che le donne non sono brave in matematica ma che sono convinte di non esserlo e agiscono di conseguenza. Lo studio è stato svolto in modo che a due gruppi di donne fossero assegnati due test di matematica separati da due letture. Le letture erano diverse tra i due gruppi e anche all’interno del gruppo stesso. In un gruppo, alcune donne leggevano che effettivamente gli uomini sono geneticamente avvantaggiati nella risoluzione dei problemi di natura matematica, mentre le altre leggevano che il fatto che spesso gli uomini in quest’ambito si dimostrano più bravi delle donne è dovuto all’ambiente e non ai geni.
Nell’altro gruppo una lettura non trattava dell’argomento in particolare ma sottolineava la natura di donne delle partecipanti, mentre l’altra affermava che non esistevano differenze di sorta tra uomini e donne. Secondo i risultati, nel primo gruppo le donne a cui era sottolineata una differenza genetica con gli uomini hanno fatto molto peggio rispetto alle colleghe. Lo stesso è successo nel secondo gruppo dove le donne alle quali è stata rinfacciata la propria natura non hanno raggiunto il livello delle colleghe alle quali era stato ricordato che non esistono differenze di genere.
La conclusione della ricerca è stata che la differenza di risultato non è da attribuirsi all’incapacità, ma alla suggestione. E il cervello reagisce ad essa bloccando o potenziando la sua attività. È anche discriminazione, che si avvale di teorie apparentemente scientifiche ma non vere. È la debolezza della mente umana e la prova della forte relazione tra inconscio e azione: se qualcuno ci convince che non siamo in grado di fare una cosa non riusciremo mai. E, vedendola in positivo, sarà anche vero l’inverso? Se proviamo a credere nelle nostre possibilità tutto può succedere.
Del resto ciò è noto da secoli a tutti coloro che detengono il potere: suggestione e paura da sempre sono le migliori armi.
Fonte: Dar-Nimrod I, Heine SJ. Exposure to scientific theories affects women’s math performance. Science 2006; 314:435.