Pro e contro dell’anestesia epidurale applicata durante il travaglio del parto
Sempre più richiesta, consente di affrontare il travaglio con meno sofferenza e stress. Una metodica non esente però da effetti collaterali e secondari e dall’ideale medicalizzazione del parto propugnata dalla maggior parte degli ostetrici e degli psicologi perinatali
di Giuliana Sabbioneta
Forse è il risultato di una sorta di marketing ostetrico. O forse è perché le donne di oggi, avendone a tutti gli effetti la possibilità, preferiscono rinunciare alla punizione divina riportata dalla Bibbia e partorire senza dolore e con minore disagio possibile. Fatto sta che la richiesta di ricorrere all’epidurale sta dilagando a macchia d’olio, al punto che in Italia a richiederla è II 60% delle partorienti, per gran parte alla prima esperienza di maternità. La paura di affrontare II dolore del parto barattandola con la metodica antalgica fa leva quindi su una donna su due, grazie anche alla sensibilizzazione portata avanti dal Ministero della Salute e dai corsi di psicoprofilassi ostetrica tenuti negli ospedali. A ciascuna donna spetta il diritto di scelta, ma perché questa sia una scelta davvero libera e consapevole è necessaria una corretta informazione sui vantaggi e svantaggi, fisici e psicologici, che l’anestesia epidurale comporta. Solo così si potranno creare i presupposti per un vero consenso informato.
Cos’è il parto senza dolore
L’epidurale è una tecnica anestesiologica che comporta un effetto analgesico della parte inferiore del corpo. Viene utilizzata negli interventi agli arti inferiori e del basso addome, In urologia, per il parto cesareo o in fase di travaglio del parto (partoanalgesia). L’eliminazione della sensibilità dolorifica avviene mantenendo lo stato vigile del paziente, che può muoversi e respirare spontaneamente, ricorrendo a una quantità di farmaci notevolmente ridotta rispetto all’anestesia generale. Il cocktail farmacologico è costituito da oppiacei generalmente combinati con anestetici locali, somministrati nello spazio epidurale della colonna vertebrale (posizionato tra la dura madre, una della tre meningi che avvolgono il midollo spinale, e la colonna vertebrale). L’iniezione dell’anestetico avviene introducendo un ago (“ago di Tuohy”) attraverso la seconda e la terza o la terza e la quarta vertebra lombare e può avvenire in un’unica soluzione o, per mezzo di un piccolo catetere, a più riprese (anestesia epidurale continua). L’obiettivo è sensibilizzare il tessuto di grasso che riveste le fibre nervose che trasmettono il dolore che, durante il travaglio, viene avvertito attraverso le radici dei nervi sacrali, lombari e basso toracici. L’analgesia, praticata da un medico anestesista esperto in questa metodica, consente una veloce ripresa del paziente e un efficace controllo del dolore post operatorio. Nel parto, a meno che ovviamente non sia un parto cesareo programmato, l’epidurale avviene a travaglio iniziato e la partoriente può richiederla in qualsiasi momento sebbene alcune situazioni ostetriche ne possano differire la somministrazione.
Gli effetti collaterali
Sebbene l’analgesia somministrata con l’epidurale agisca con maggiore sicurezza ed efficacia rispetto a quella somministrata per via endovenosa, è certo II suo effetto negativo sul controllo muscolare, che im donna adeguate spinte espulsive. Certa è anche la frequenza di parti aiutati con il forcipe o la ventosa, dovuti all’Incidenza della posizione occipitale posteriore del nascituro, mentre non è ancora confermata la correlazione tra epidurale e rischio di parto cesareo. Tra gli effetti collaterali, citiamo il rallentamento della frequenza cardiaca fetale (bradicardia fetale), una difficoltosa discesa del feto nel canale del parto, la riduzione della forza contrattile uterina e l’abbassamento della pressione sanguigna materna. Come complicanza può insorgere una grave cefalea post partum causata da un Inserimento maldestro del catetere: un inconveniente che può durare anche alcuni giorni e che richiede ¡I riposo a letto con eventuale terapia farmacologia, efficace nel 75% del casi.
Nel parto cesareo
DI cesarei In Italia, necessari o voluti, se ne fanno fin troppi. Con il 33%, siamo la terza nazione a maggior frequenza di parti cesarei dopo Brasile e Stati Uniti. L’anestesia epidurale risulta la pratica elettiva per ¡I controllo del dolore trans e post operatorio del parto cesareo. L’effetto analgesico si protrae per le 24 ore successive al parto rendendo così evitabile l’ulteriore ricorso ad antidolorifici.
Troppa faciloneria, la parola all’ostetrico
L’analgesia non consente alla donna di sviluppare Integralmente ¡I processo psicofisico dell’esperienza parto. “Anziché sostenere, supportare e rendere evidente l’importanza del ruolo materno”, commenta Domenico Oliva, ostetrico di Mammole, “si fa leva sulle insicurezze e le paure delle gestanti. Un comportamento poco etico e professionale che comporta disturbi della relazione madre-figlio. L’aumento delle crisi depressive post partum, la riduzione della percentuale delle madri che allattano e le purtroppo meno evidenti difficoltà nelle relazioni dell’epoca infantile sono le evidenze riscontrate nelle madri sottoposte a trattamenti analgesici nel corso del travaglio”. “Occorre inoltre stigmatizzare – continua Oliva – la diffusa abitudine di ritenere assolutamente sicuri gli Interventi sanitari. Ogni procedura ha insito un rischio e pertanto è fondamentale un’attenta valutazione del rapporto vantaggi vs svantaggi”.
Quando è necessaria
L’epidurale trova indicazione In specifiche situazioni ostetriche quali il travaglio prematuro, postmaturo e prolungato, nei parti gemellari e in altre situazioni in cui è necessario il rilasciamento del muscoli pelvici per favorire la discesa del feto e le manovre di estrazione. In alcuni casi è il ginecologo a consigliarla per ridurre lo stress della donna affetta da malattie cardiovascolari, epatiche, renali, respiratorie, metaboliche (diabete), da grave miopia con precedente distacco di retina o particolarmente ansiosa.
L’utilità del dolore
Il dolore durante II parto ha un ruolo fondamentale: avvicina la donna al proprio corpo, alle proprie emozioni, alla propria consapevolezza. Secondo la psicologia perinatale ricorrere al cesareo o al parto indolore creerebbe una frattura nella vita personale della donna, nella sfera generativa e sessuale, nella relazione con II figlio. Il travaglio ha Infatti la funzione di preparare nel bambino II funzionamento post natale degli apparati fondamentali. L’Incontro tra madre e figlio dà ad entrambi la possibilità di organizzare il loro rapporto sia da dentro che da fuori, ridefinendolo su nuove basi, sia in senso psichico che fisico. Sempre secondo gli psicologi del settore, i bambini che non hanno mai compiuto il viaggio nel canale del parto, crescendo tenderebbero a cercare un contatto fisico come avessero “fame di abbracci”, a mettersi in condizioni difficoltose sperando di essere salvati, ad essere ipersensibili verso problemi legati alla separazione o all’abbandono, a faticare nel portare a termine un compito.
Imprinting ed epidurale
Il libero accesso all’epidurale, come viene continuamente richiesta e proposta, diventa discutibile in quanto l’atto medico viene scambiato come un bene di consumo o come un nuovo servizio offerto alla clientela. Un atto medico diventa invece necessario e quindi appropriato solo quando permette di affrontare una situazione a rischio o di risolvere un problema o una situazione di disagio. Se non esistono queste condizioni è molto probabile che esso venga esercitato in modo improprio e per questo può diventare non solo costoso e inutile, ma addirittura dannoso per la madre e il figlio. Con la scelta dell’epidurale la madre si trova a delegare ad altri parte della propria esperienza procreativa e questo le nega la possibilità di incontrare fino in fondo se stessa, il proprio corpo, le proprie energie e potenzialità, il piacere liberatorio dell’espulsione. Affermare che l’epidurale serve per eliminare il dolore del parto è ipocrita, oltre che falso e illusorio, perché nella vita della donna non esiste niente di più fisiologico del sano dolore connaturato con l’esperienza del parto. Quest’ultima dovrebbe essere tutelata affinché la donna possa viverla essendo se stessa, ibera di esprimere apertamente e proprie sensazioni ed emozioni, così come il proprio dolore. Il /ero (profondo) bisogno della donna è quello di mantenerefiducia in se stessa, nella propria saggezza biologica, nel proprio Figlio e in coloro che la circondano e l’assistono. L’evento parto-nascita dovrebbe costituire non tanto un evento medico, quanto un evento relazionale fondato sulla condivisione, sulla comprensione, sulla fiducia e sul rapporto. Questo può diventare possibile se si garantisce un luogo adeguato al parto e una valida assistenza ostetrica, ma anche l’inserimento nel reparto ospedaliero di psicologi ed educatori, al fine di garantire una maggiore accoglienza, rispetto, disponibilità verso la madre, il padre, il figlio.
La nascita rappresenta per il bambino un importante momento di imprinting. L’effetto inibente dell’analgesia toglie al bambino la possibilità di rendere operative quelle conoscenze che da sempre porta dentro di sé nella memoria filogenetica e quelle abilità acquisite attraverso un ostante e continuo allenamento nel corso dei lunghi nove mesi ella vita prenatale, fatte di senilità percettive, competenze motorie e comportamenti finalizzi. Su queste basi il contatto on il nuovo mondo diventa per li fonte di stress, inteso come difficoltà di adattamento. Il conato con la propria madre risente dell’abbandono di chi lo ha lasciato a se stesso nel momento di maggiore bisogno. Alcuni studi mettono in evidenza come i bambini nati con l’epidurale manifestino problemi di comportamento per almeno 6 settimane. Atri dimostrano che le madri pendono meno tempo per il loro piccolo e lo descrivono ad un mese come difficile da gestire. Inoltre ci sono bambini nati con epidurale che hanno difficoltà on l’allattamento materno e ciò sembra essere dovuto a un’ininterferenza nel rilascio dell’ossitocina che condiziona la relazione madre/figlio. Il parto-nascita on l’epidurale non necessario rappresenta senz’altro un’occasione persa sia per la madre che per il figlio di realizzare una maggiore sincronizzazione e comprensione reciproca.