L’obesita’ non è una malattia…
Ma una situazione clinica caratterizzata da un’eccessiva presenza di tessuto adiposo nell’organismo. Si tratta però di una condizione che può causare disturbi e malattie anche di grave entità. I rischi aumentano se l’obesità é associata a disturbi come diabete, ipertensione arteriosa, problemi cardiovascolari. I soggetti obesi vengono classificati in piccoli, medi e grandi obesi (questi ultimi cioé con un eccesso ponderale superiore al 70% del peso ideale).
… ma un problema sociale
Viviamo in una società ossessionata dall’immagine estetica, dal sovrappeso, dalla linea perfetta a tutti i costi raggiunta anche attraverso diete ferree ed intensa attività fisica. Eppure l’obesità é in aumento tanto da essere considerata un problema di matrice sociale. Un paradosso? Non proprio, soprattutto se pensiamo al fatto che la pinguedine é nella maggioranza dei casi un “male” della società del benessere. La percentuale degli obesi é davvero elevata: il 30% degli uomini ed il 40% delle donne, senza contare il numero sempre più crescente di bambini e ragazzi sopraffatti (a causa della sedentarietà ma anche di scorrette abitudini alimentari) dai chili di troppo.
Etimologia
Il termine obesità deriva dal latino obesu(m), composto da “ob” (per) e da “edere” (mangiare). In termini medici l’obesità é la condizione in cui il peso corporeo supera del 20% il peso ideale.
Proteggiamo in nostri figli
Rischio obesità per i nostri piccoli. Ad annunciarlo é il rapporto dell’unicef sull’infanzia del mondo. In italia, i piccoli “extra-large” sono il 35% nelle regioni del centro-sud ed il 12% in quelle del nord. Le cause? Scorrette abitudini alimentari e troppo sedentarietà. Una rilevazione che mette in allarme poiché un bambino in sovrappeso rischi di diventare obeso già nell’adolescenza ed essere pertanto più esposto a disturbi come diabete, cardiopatie, ipertensione e tumori.
In italia l’obesità riguarda quasi 20 milioni di persone, circa un terzo della popolazione. Un bambino su tre e’ inoltre in sovrappeso e rischia di diventare obeso già durante l’adolescenza.
L’aspetto psicologico
Normalmente l’obesità influenza sensibilmente la sfera affettiva, relazionale ed emozionale del soggetto. Il disagio e la frustrazione nel vedersi “fuori misura” conduce a blocchi relazionali indotti anche dal confronto con gli altri e all’evitamento di tutte quelle situazioni o luoghi in cui l’interazione sociale espone più direttamente all’osservazione ed alla critica. Si crea pertanto un circolo vizioso insicurezza personale/comportamento inadeguato/conferma negativa esterna. L’obeso, in poche parole, si sente diverso, ha una scarsa autostima, tende ad emarginarsi e a diventare troppo passivo o troppo aggressivo. Ma non tutti gli obesi sembrano sentirsi a disagio nella loro pelle: molti al contrario non ammettono il loro stato perché hanno una percezione distorta del loro corpo e per certi versi se ne compaicciono. In termini psicologici vengono definiti “obesi egosintotonici”, soggetti in cui l’aumento ponderale é prevalentemente di natura nevrotica (obesità psicogena), legato cioé a conflittualità interiori non accettate.