Negli uomini adulti ha i numeri di una vera ‘epidemia’, ma non risparmia nemmeno le donne e giovanissimi.

La calvizie, dal semplice diradamento localizzato alla ‘piazza’ vera e propria, colpisce in Italia l’80% dei maschi e il 35% delle femmine, con percentuali che possono salire fino al 50% dopo la menopausa. E alla ricerca della chioma perduta, sono sempre di più i connazionali che ricorrono al bisturi.

Nel 2010 sono stati circa 7500 gli interventi di trapianto capelli eseguiti in Italia. Almeno nella popolazione maschile l’autotrapianto anti-calvizie è in assoluto l’intervento estetico più richiesto. Costa dai 4 mila euro in su e si può eseguire dai 18 anni fino ai 70-80, a meno che l’anziano non abbia problemi di salute che controindicano l’operazione. Si tratta infatti di un intervento che non conosce età, né ceto sociale né grado di istruzione, anche se il picco di richieste si concentra fra i 30 e i 40 anni”.

Le tecniche si affinano costantemente e “permettono risultati di massima naturalezza”, assicura lo specialista. E fra le nuove armi alleate di medici e pazienti, è recentemente sbarcato dagli Usa nella penisola la ‘terapia della luce’: un nuovo laser prodotto in due versioni, formato ‘casco da parrucchiere’ o formato spazzola, che “stimola cute e bulbi” e promette “un effetto ricrescita già dopo 6 trattamenti – riferiscono gli esperti americani Alan Bauman e Charles E. Maricle – certificato dall’agenzia regolatoria Food and Drug Administration (Fda)”. Ma come funziona l’autotrapianto più amato dagli italiani? “Dalla zona posteriore o da quella laterale del capo – riassume Gambino – si preleva una mini-striscia che viene poi trattata al microscopio, così da estrarvi tutte le unità follicolari. Queste ultime vengono poi ‘seminate’ con un’angolazione ad hoc sulla parte calva, in forellini ricavati attraverso aghi di dimensioni micrometriche.

Dopo 3-4 mesi spuntano i primi capelli, che dopo 6 mesi sono lunghi un paio di centimetri e successivamente crescono al ritmo degli altri”. L’autotrapianto in sé coinvolge “uno staff di 3-4 persone oltre al chirurgo” e dura “3-4 ore, col paziente in anestesia locale e perfettamente conscio”. A cose fatte “è praticamente impossibile ‘smascherare’ chi si è sottoposto all’intervento”, precisa il presidente Ishr, anche perché i punti di sutura fatti nella zona di prelievo “sono invisibili e vengono rimossi in brevissimo tempo”. L’alopecia androgenetica, nome tecnico della calvizie, “non è legata ad alcuna disfunzione ormonale”, ricorda Antonella Tosti, dermatologa dell’università di Bologna. Semplicemente, nelle persone geneticamente predisposte, ‘complici’ fattori esterni scatenanti quali lo stress, “il follicolo è ipersensibile all’azione dell’ormone responsabile, un derivato del testosterone che si chiama DHT (diidrotestosterone). Contro la calvizie – evidenzia l’esperta – il trattamento ‘gold standard’ è rappresentato, insieme all’autotrapianto indicato nei casi più gravi, da una terapia farmacologica specifica da eseguire sotto controllo medico”. Gli specialisti dicono “no alle cure ‘fai-da-te’, magari a base di derivati fitoterapici”, avverte Tosti. E invitano a diffidare delle pubblicità su internet e tv: così come l’abito non fa il monaco, “un camice bianco non fa un medico – avverte Gambino – ed è fondamentale rivolgersi a strutture sanitarie qualificate”. Per evitare agli ‘aspiranti Sansone’ di cadere in mani sbagliate o di credere a presunte cure miracolose, i medici Ishr si augurano un giro di vite modello Usa, dove “è stata creata una ‘Hair Foundation’ come garante super partes a tutela dei pazienti”, dice Gambino. Nel frattempo, per i navigatori che desiderassero informazioni sicure sul tema, è attivo il sito web della società scientifica, all’indirizzo www. ishr.it. E aggiornamenti tecnici arriveranno anche dalla tre giorni milanese. Due delle novità protagoniste al congresso Ishr saranno appunto il ‘casco’ e la spazzola della Low Level Laser Therapy made in Usa. “Il primo tratta la testa intera, è concepito per l’utilizzo in clinica ed è un ottimo complemento al trapianto – puntualizzano Bauman e Maricle – mentre la seconda, ricaricabile come un telefonino, è per uso casalingo e consente anche trattamenti contro inestetismi e irritazioni della pelle”. Al convegno si parlerà infine di estensori cutanei e del cosiddetto ‘prelievo creativo’: “Prevede di impiegare per l’autotrapianto peli di altre parti del corpo, ad esempio del petto”, conclude Gambino, che ha eseguito il primo intervento nel nostro Paese.