L’importanza delle gambe per la buona funzionalità del nostro corpo è primaria: esse sono incaricate di tenerci in piedi e di farci procedere nell’esistenza, sia in senso letterale che figurato, rappresentando così una importante componente di noi stessi e dell’immagine di noi che proponiamo agli altri ogni giorno.

Gli arti inferiori sono costituiti da ossa, muscoli flessori ed estensori, vasi sanguigni, tessuto adiposo e pelle. Tutte queste componenti concorrono, in maggiore o minore misura, alla loro efficienza e bellezza.

Al movimento delle gambe, e quindi alla loro funzionalità, concorre anche la potente muscolatura dei glutei, che fanno strutturalmente parte, dal punto di vista estetico, della porzione superiore degli arti inferiori, presentando problematiche notevolmente simili, con l’eccezione dell’insufficienza venosa e delle varici. In effetti, le strutture più importanti su cui agire per migliorare l’estetica delle nostre gambe e per mantenerne l’efficienza sono i muscoli ed i vasi, che sono interessati quando si parla di trofismo e di circolazione sanguigna.

Vediamo quindi più da vicino qual è l’architettura e quali sono le reciproche connessioni di queste strutture.

Gambe perfette:  Muscoli

È utile sapere quali sono i principali muscoli dell’arto inferiore, cui riservare particolari attenzioni sia per quanto riguarda la funzione che l’estetica. In alto, di tutta la complessa muscolatura della natica, vanno ricordati i muscoli grande e medio gluteo, che danno forma e consistenza appunto ai glutei e che vanno sollecitati con un adeguato esercizio fisico dato il loro ruolo fondamentale nel meccanismo della stazione eretta. Lo stesso tipo di discorso vale per quelli che sono i principali muscoli della coscia: anteriori, come il quadricipite femorale ed il sartorio, e mediali, come i muscoli adduttori (lungo, breve e grande, posti sul lato interno della coscia) ed il bicipite femorale, quest’ultimo posteriore. Più in basso, la struttura muscolare fondamentale per il nostro interesse è il polpaccio, alla cui formazione concorrono numerosi muscoli, fra cui il muscolo gastrocnemio ed il soleo. Allenamento delle strutture muscolari non significa svolgere una attività da culturista, ma possono essere sufficienti esercizi come il passeggiare o la corsa leggera, in grado di tonificare il muscolo senza renderlo ipertrofico e di stimolare adeguatamente la circolazione sanguigna.

 

Gambe perfette: Circolazione

I vasi sanguigni del nostro corpo, quindi anche delle gambe, si dividono in arterie e vene; le prime portano il sangue, e con esso l’ossigeno e le sostanze nutritive, verso la periferia del corpo, le seconde raccolgono il sangue e lo portano verso i polmoni e il cuore. Queste due grandi famiglie di vasi presentano delle enormi differenze fra loro, per la funzione che svolgono e per la loro struttura. Le arterie sono vasi che, salvo gravi malattie occlusive, mantengono sempre una efficiente funzionalità, e comunque diventano causa di un danno estetico quando le lesioni che le interessano sono ormai molto avanzate; il modo migliore per mantenerle in salute consiste in un’attività fisica moderata, in una dieta sana e nella limitazione del fumo. Col rispetto di questi semplici suggerimenti potremo mantenere le nostre arterie in buone condizioni nella maggior parte dei casi, senza doverci preoccupare di una loro azione negativa sull’estetica delle nostre gambe.

Essendo diversa la funzione, diversa dalle arterie è anche la struttura delle vene; questo si ripercuote sulla loro efficienza nel tempo e, in misura molto maggiore rispetto alle arterie, sull’aspetto delle nostre gambe e, indirettamente, di altre strutture, come i glutei.

Le vene delle gambe vanno suddivise in superficiali e profonde; entrambi i sistemi sono uniti tra loro da numerose vene perforanti che, per mezzo di valvole, permettono al sangue di ritorno di scorrere dal sistema venoso superficiale a quello profondo, ma non viceversa.

Le principali vene superficiali della gamba sono la vena grande safena, o safena interna, e la vena piccola safena, o safena esterna. La prima parte dal malleolo mediale, scorre sul lato interno della coscia e raggiunge l’inguine, dove si riversa nella vena femorale che fa parte del sistema venoso profondo; la seconda parte dal lato esterno del calcagno, scorre posteriormente al polpaccio e, all’altezza del cavo del poplite (la faccia posteriore del ginocchio), si versa nella vena poplitea, anch’essa una vena profonda.

I vasi venosi perforanti, come abbiamo già visto, mettono in comunicazione la rete venosa superficiale con quella, profonda, il cui vaso principale è la vena poplitea, la quale si continua in alto con la vena femorale; si realizza così una quantità di interconnessioni fra i sistemi superficiale e profondo, sia dirette, quando un vaso superficiale si versa in uno profondo, sia mediate dalle vene perforanti.

La propulsione del sangue verso l’alto avviene sia come conseguenza dell’arrivo di nuovo sangue arterioso spinto dal cuore, sia con l’aiuto di una certa elasticità delle stesse vene, ma il lavoro principale a questo fine è svolto dall’azione di spremitura esercitata dalle contrazioni muscolari sulla rete di vene della coscia, e più ancora del polpaccio.

In particolare è proprio al livello del polpaccio che la presenza dei vasi perforanti assume maggiore importanza, per la funzione che essi hanno di permettere lo scorrimento del sangue in una sola direzione e di comportarsi come dei piccoli, ma numerosi, serbatoi su cui si esplica l’azione di spremitura da parte di quella che viene giustamente definita “la pompa muscolare del polpaccio”. Infatti, ogni qualvolta il polpaccio si contrae, le vene superficiali vengono compresse contro la pelle e tendono a svuotarsi nell’unica direzione a loro consentita dalle valvole venose, o verso l’alto o verso il circolo profondo, attraverso i vasi perforanti. Questi vengono a loro volta spremuti facendo progredire il sangue verso le vene profonde e quindi verso l’alto. È sempre una valvola che, allo sbocco delle due vene safene nelle vene profonde, impedisce al sangue di tornare indietro. Si realizza così un complesso sistema idraulico il cui solo scopo è di rendere ottimale il drenaggio del sangue dall’arto inferiore e di assicurarne il ritorno al cuore. Quando qualcosa in questo sistema di vasi e valvole non va per il suo verso, ecco che ci troviamo di fronte ad un fenomeno molto comune: l’insufficienza venosa, che può riguardare una o più vene perforanti, una o entrambe le vene safene, o il circolo profondo, quest’ultimo in genere come conseguenza di flebiti. Ora vedremo un poco più in profondità cosa è l’insufficienza venosa e come combatterla, perché essa causa un gran numero di disturbi alle gambe, di danni funzionali ed estetici e, quindi, danneggia l’individuo anche nella vita di relazione.

Gambe perfette: Insufficienza venosa

L’insufficienza venosa degli arti inferiori è un quadro clinico complesso che si presenta attraverso una quantità di forme e di sintomi, a partire da lievi disturbi stagionali alle forme più gravi, con alterazioni del trofismo cutaneo e gravi limitazioni funzionali dell’arto colpito. Lo stesso termine di “insufficienza venosa” suggerisce l’origine del problema, che consiste in una riduzione, più o meno marcata, della capacità da parte della circolazione venosa di un arto di adempiere alla sua funzione: drenare il sangue di ritorno al cuore in modo completo. Questo non vuole dire che al cuore arrivi meno sangue, ma che si crea nell’arto colpito un rallentamento della velocità di circolo, in altre parole una stasi. La diretta conseguenza di questo fenomeno è che ai tessuti della regione interessata arriva meno ossigeno per un rallentato ricambio del sangue. Un utile paragone per comprendere meglio il fenomeno viene dal mondo che ci circonda: un torrente trasporta una certa quantità di acqua ad una velocità molto elevata, ma, a mano a mano che si scende a valle, la velocità diminuisce, anche se la quantità di acqua aumenta per l’allargamento delle sponde; ne consegue una minore ossigenazione delle acque con conseguente alterazione dell’ambiente. Allo stesso modo, le nostre vene trasportano il sangue ad una velocità piuttosto elevata, anche se con una pressione minore, ma se per un qualunque motivo questa velocità rallenta, si ha una stasi. I motivi che causano l’insufficienza venosa sono numerosi e possono agire insieme o separatamente; in ogni caso dobbiamo prima fare una distinzione tra insufficienza venosa superficiale e profonda.

 

Gambe perfette: Insufficienza venosa superficiale

Si identifica con una stasi venosa nei distretti drenati dalle vene grande e piccola safena, accompagnata o meno dalla presenza di varici. Tra le cause principali di insufficienza venosa superficiale vanno annoverate le incontinenza valvolari a vari livelli. Esiste una predisposizione familiare a soffrire di disturbi venosi, probabilmente dovuta ad una debolezza congenita di alcune componenti della parete venosa, che si trasmetterebbe con meccanismo ereditario. Su di un terreno predisposto agirebbero poi dei fattori scatenanti il disturbo, alcuni dei quali sono in fondo degli eventi naturali dell’esistenza, specialmente nella vita’di una donna: per esempio, la gravidanza.

I fattori favorenti lo sviluppo di varici possono essere anche altri: il mantenimento della stazione eretta per periodi prolungati, l’esposizione per lungo tempo e ripetuta a fonti di calore eccessivo, o in generale una vita troppo sedentaria, con i problemi ad essa associati, quali un eccessivo incremento del peso corporeo e lo scarso uso della muscolatura, in particolare delle gambe.

In questi casi diminuisce l’efficienza di quei fattori che aiutano le vene a svolgere il loro compito in modo valido, come l’elasticità della parete venosa o la buona tenuta delle valvole venose al flusso sanguigno. Ricordiamoci infatti che le valvole devono consentire al sangue di procedere in una sola direzione; quando la tenuta di queste non è perfetta, il sangue può, in determinate condizioni, ad esempio sotto uno sforzo fisico, tendere a tornare indietro, magari per un breve tratto, cioè a presentare fenomeni di reflusso, limitati ad una piccola perforante o, peggio, a carico di una valvola di una grossa vena come la grande safena.

Una volta che una valvola inizia a cedere, si entra in un circolo vizioso, perché la valvola cede sempre un poco di più, sfiancando in misura sempre maggiore la parete venosa, la quale a sua volta, dilatandosi, peggiora l’incontinenza valvolare; nel frattempo, aumenta la stasi venosa ed i tessuti soffrono, risultando diminuita la loro capacità riparativi. Le vene si dilatano sempre di più ed infine compaiono le varici che sono vene dilatate all’eccesso. Quello che a noi interessa di più è però identificare i segni precoci di insufficienza venosa superficiale, per poterla combattere in tempo e con efficacia e, se non altro, riuscire a rallentare e ridurre al minimo i danni estetici e funzionali che essa causa.

Uno dei primi sintomi di insufficienza venosa è la sensazione di avere le gambe pesanti, specie la sera o dopo essere state a lungo in piedi, ad esempio stirando. Dopo questa, che può essere definita come una fase iniziale, si presentano altri fenomeni di interesse clinico: le gambe, ed in particolare i piedi e le caviglie, sono più gonfi alla sera, prudono e mostrano quei piccoli capillari dilatati, brutti da vedere ma non dolenti, un po’ su tutta la gamba, ma, specialmente all’inizio, più vicino al malleolo interno, per poi manifestarsi anche più in alto o sulla coscia. Questi capillari, denominati “teleangiectasie”, costituiscono una prima manifestazione visibile dell’insufficienza venosa. Quando si verificano in gravidanza devono preoccupare meno perché, nella maggior parte dei casi, scompaiono quasi completamente dopo il parto, con il ritorno al peso forma e la normalizzazione del quadro ormonale.

La situazione continua in questo modo anche per anni e, se in molti individui non arriva mai alle vere e proprie varici, in altri, più predisposti, queste appaiono invece nel giro di qualche anno dall’insorgenza dei primi sintomi. Si sa che prevenire è meglio che curare, per cui al primo apparire dei sintomi di insufficienza venosa è bene ricorrere al consiglio di un medico specialista (angiologo), ma si può fare qualcosa anche da soli.

Abbiamo visto quali possono essere alcuni fattori favorenti l’insufficienza venosa; ebbene questi vanno ridotti al minimo, cercando di non affaticare le gambe stando troppo in piedi ferme, non aumentando eccessivamente di peso, soprattutto durante la gravidanza, riducendo il fumo di sigaretta che, specie se associato all’uso di anticoncezionali orali, può aumentare il rischio di flebo-trombosi. È utile, inoltre, cercare di sfruttare con intelligenza alcune delle abitudini quotidiane, come evitare di fare bagni troppo caldi e prolungati, fare una doccia fredda sulle gambe ogni giorno, specie alla sera quando queste sono più affaticate, e praticarsi un leggero massaggio dalla caviglia verso la coscia ogni qualvolta sia possibile. Bisogna anche evitare di prendere il sole troppo a lungo, specie nelle ore più calde, perché questo favorisce l’evidenziazione degli antiestetici capillari ed aumenta la dilatazione venosa; al mare è meglio piuttosto fare lunghe passeggiate in acqua e comunque tenere le gambe fresche.

Molto poi si può fare oggi, con l’ausilio di specialisti, per trattare questo tipo di problema, a qualunque livello.In realtà non sempre i sintomi e i segni di una iniziale insufficienza venosa superficiale si susseguono nell’ordine descritto, ma possono apparire in modo quanto mai vario, e per questo è necessario spesso un aiuto qualificato.

Lo scopo principale, nel trattamento dell’insufficienza venosa iniziale, è cercare di rallentarne l’evoluzione, eliminando il più possibile i fattori favorenti ed intervenendo con degli ausili terapeutici validi e di facile accesso, dopo un’accurata valutazione clinica.

La visita medica è un punto fondamentale nello studio di questi problemi e spesso richiede, per motivi di completezza, l’aiuto di alcuni metodi di indagine non invasivi, come la ultrasonografia doppler e la pletismografia venosa, con la valutazione dei tempi di riempimento e svuotamento venosi. Tali metodiche consentono un’accurata e completa valutazione della quantità e qualità dell’insufficienza venosa e permettono di identificare le sedi di incontinenza valvolare.

La strategia di trattamento di una insufficienza venosa superficiale varia a seconda della entità della stessa, della presenza o meno di varici, del maggiore o minore danno estetico e soprattutto a seconda del desiderio di porvi rimedio da parte della paziente.

Un inizio di terapia si può effettuare, nei casi lievi con varici assenti, attraverso un efficace massaggio per migliorare il drenaggio linfatico e venoso dell’arto colpito e per ridurre i disturbi accusati; in alcuni casi selezionati, in cui sia presente una notevole componente di ritenzione idrica, può essere utile la pressoterapia, eseguita con pressioni modeste e graduate.

È intuitivo che queste terapie vanno coadiuvate da una corretta condotta di vita, con le piccole norme di comportamento sopra enunciate, e traggono un notevole beneficio dall’uso quotidiano di collant elastici calibrati per le necessità individuali.

Il moto è fondamentale per ridurre o addirittura eliminare i fastidi connessi ad una insufficienza venosa lieve e la ginnastica a corpo libero o qualunque altra forma di attività fisica aerobica vanno incoraggiate e praticate con assiduità, senza per questo cadere nell’errore opposto di un eccesso di affaticamento del corpo e degli arti in particolare. Alcune attività andrebbero anzi sconsigliate, come il body-building spinto all’estremo o gli sport che richiedano un impegno agonistico semi-professionale. Fra tutti, il massimo beneficio lo danno il nuoto e la corsa leggera, 20-30 minuti al giorno, o tre, quattro volte a settimana, e la già citata ginnastica, nelle sue forme più varie, praticata per un’ora, sempre tre o quattro volte a settimana, ma soprattutto iniziata in modo graduale e sotto la guida di istruttori qualificati. Sempre in caso di insufficienza venosa lieve, con la presenza di alcune teleangiectasie, queste possono essere ridotte o eliminate per mezzo di iniezioni sclerosanti o di applicazioni laser, tenendo però presente che si tratta di un beneficio temporaneo e non di una cura definitiva, dato che si agisce su di un effetto della malattia e non sulla causa della stessa.

Inoltre, quanto maggiore sarà il grado di insufficienza venosa, tanto più veloce sarà il riformarsi dei capillari dilatati e dei lividi, risultato della cosiddetta fragilità capillare che ad essi tanto di frequente si accompagna.