Dice un vecchio proverbio: chi bello vuole apparire, un poco deve soffrire. E sembra vero soprattutto con la bella stagione, quando le diete prima e l’abbronzatura poi diventano un vero tormentone per i fanatici dell'”apparire”.  Da decenni gli scienziati cercano di individuare il meccanismo dell’abbronzatura  per poter produrre una “pillola” abbronzante in grado di ridurre i danni provocati da un’esposizione troppo prolungata ai raggi solari, senza perderne i benefici.

Uno schermo naturale. Il nostro corpo ha bisogno di un certo livello di raggi ultravioletti per produrre la vitamina D, essenziale per le ossa. Ma sottoporsi a una quantità di raggi UV troppo elevata (sia sole sia soprattutto lampada) può provocare mutazioni del DNA che portano al cancro della pelle.
Per evitare questo tipo di danno l’organismo “costruisce” una sorta di schermatura naturale, attivando la produzione di un pigmento chiamato melanina che conferisce alla pelle il tipico colore scuro. L’abbronzatura è, infatti, il risultato del lavoro di alcune cellule cutanee (melanociti) che, quando sono stimolate dai raggi solari, per proteggere la pelle producono la melanina, in quantità variabile da persona a persona.
Più melanina meno sole. Una delle soluzioni possibili, secondo alcuni scienziati, è quella di aumentare la capacità di sviluppare la melanina, pur diminuendo l’esposizione al sole. In questo modo si potrebbe ottenere un buon risultato estetico – un’invidiabile abbronzatura – senza pericoli per la salute e la pelle.
Aumentare la capacità di abbronzarsi sarebbe utile anche per “proteggere” le pelli più delicate che si scottano facilmente e le persone che per lavoro devono passare molte ore sotto il sole.
Cambiare per crescere. Proprio in quest’ottica da diversi anni è allo studio un composto sviluppato da alcuni chimici dell’Università dell’Arizona a Tucson, come riportato sul prossimo numero di New Scientist. Si chiama Melanotam, è una forma modificata di un ormone, l’MSH, che stimola i melanociti a produrre melanina.
I cambiamenti rendono l’ormone molto più attivo del normale e, secondo alcuni esperimenti condotti su gruppi di volontari, è capace di aumentare la produzione di melanina del 50 per cento in più rispetto al normale, con lo stesso tipo di esposizione al sole.
Disposti a tutto? La “pillola” dell’abbronzatura – ancora in fase di sperimentazione – per ora però si può prendere solo tramite iniezione (sebbene siano allo studio altre formulazioni, per esempio spray). Chissà se i patiti della tintarella sarebbero disposti a sottoporsi a un ciclo di iniezioni pur di avere un perfetto colorito bruno…