L’uso del laser in dermatologia in Italia e’ indietro di 10 anni rispetto al resto d’Europa e agli Usa. Dilaga solo nei centri estetici in cui, nell’80% dei casi, i macchinari sono affidati a mani inesperte che causano danni o, nella migliore delle ipotesi, rubano soldi agli ignari clienti fiduciosi nelle promesse miracolose ricevute. Lo denuncia Luigi Rusciani, associato di dermatologia all’Universita’ Cattolica di Roma e promotore del congresso internazionale della Societa’ europea per il laser (ESLAS), dal titolo ‘What laser: when and why?’. Un incontro che vede riuniti fino a domenica i maggiori dermatologi europei specialisti in trattamenti laser, circa 200 esperti venuti da Italia, Francia, Spagna, Germania, Austria, Norvegia, Cecoslovacchia, Romania e Danimarca. L’impiego della luce per la cura di molte patologie della pelle e’ ancora un ‘tabu” nelle strutture ospedaliere italiane, spiega Rusciani, non solo mancano gli strumenti, ma non c’e’ neanche personale medico e paramedico formato ad usarli correttamente. Invece col laser si potrebbero trattare malattie croniche come psoriasi, sindrome autoimmune che da’ infiammazione cutanea cronica, vitiligine (malattia che si manifesta con chiazze biancastre sulla superficie corporea), angiomi, cheratosi, microvarici, rimozione di macchie e tatuaggi.

Il tutto, spiega Rusciani, con ridotti effetti collaterali per i pazienti rispetto all’uso di creme e farmaci tradizionali e con minor dispendio di tempo. Invece neanche un paziente su dieci tra quanti ne potrebbero trarre giovamento vi si sottopongono. ”Oltre a queste malattie poi – suggerisce il dermatologo – non si puo’ dimenticare l’importanza del laser nelle pratiche di depilazione definitiva. L’eccessiva peluria nella donna – aggiunge – non puo’ essere considerata un fattore estetico, ma e’ un vero problema sociale”. Proprio per questo c’e’ molta richiesta di tali pratiche nel nostro paese ma sono poche le strutture serie che le offrono, dichiara Rusciani. ”Le donne si rivolgono per lo piu’ a ‘pseudocentri’ che promettono grandi risultati, spesso – osserva – vengono poi da noi con cicatrici o danni”, frutto del lavoro di incompetenti. Ma il problema ha anche un’altra faccia, sottolinea il dermatologo: le industrie produttrici ancora in Italia non eseguono il controllo di qualita’ sugli strumenti prodotti e spesso vendono apparecchiature che non rispondono alle caratteristiche dichiarate. In questa maniera chi le usa, inconsapevolmente, puo’ fare dei danni al paziente. Serve dunque un triplice intervento, la formazione del personale addetto all’uso, l’informazione alla popolazione per evitare inganni, il controllo delle industrie.