Il cuore, o meglio il sistema cardiovascolare, è – almeno nel mondo occidentale – la parte dell’organismo più soggetta a disordini e disfunzioni. Tra le cause maggiori, sicuramente lo stile frenetico di vita, con tutta la sua gamma di abusi ed errori. Per preservare la salute e l’efficienza cardiaca ecco alcuni preziosi consigli suggeriti dai nostri esperti in materia.
con la consulenza del prof. Giuseppe Mancia
Specialista in Cardiologia
Dipartimento Univ. Medicina Clinica, Prevenzione e Biotecnologie Sanitarie
Università degli Studi Milano-Bicocca Azienda Ospedaliera S. Gerardo – Monza
Il cuore è la pietra più preziosa incastonata nel gioiello di perfezione che è il corpo umano. Il suo battito ci accompagna nel corso della vita, riflettendo le nostre emozioni, le diverse attività che svolgiamo, ma anche – e soprattutto – il nostro stato di salute. Per quanto forte e instancabile, infatti, il cuore è molto delicato e risente sempre di più delle abitudini e dei ritmi della vita moderna. Le malattie cardiovascolari sono tra le prime cause di decesso in Occidente. Sul fronte della prevenzione, molto si può fare. Sapere cos’è, come funziona, ma soprattutto come proteggere il nostro cuore è il primo passo per allungare un pochino la durata della nostra vita ed aumentarne di molto la sua qualità.
UN PO’ DI ANATOMIA…
Il cuore è un organo dalla forma vagamente conica, situato leggermente a sinistra nel mediastino, cioè nella cavità che si trova al di sotto dello sterno (l’osso che unisce nel petto le costole e che possiamo sentire tamburellando con le dita appena sotto il collo, in posizione centrale).Questo muscolo cavo è costituito da quattro cavità: due atri e due ventricoli, i primi, molto più piccoli, posti sopra i secondi. L’atrio destro comunica con il ventricolo destro tramite un ostio, cioè un foro del diametro di circa 1 cm, sul quale s’impianta una valvola, la tricuspide, chiamata così perché è costituita da tre lembi di tessuto che si accostano saldandosi perfettamente e, in maniera alterna, si aprono. L’atrio sinistro comunica, a sua volta, con il ventricolo sinistro tramite la valvola bicuspide (cioè formata da due lembi), conosciuta anche come valvola mitrale o mitralica. Nessun’altra comunicazione tra le cavità è normale: se si crea bisogna intervenire chirurgicamente.
UN VERO E PROPRIO CENTRO DI SMISTAMENTO
Il cuore, con le sue contrazioni (possibili perché è formato da tessuto muscolare), mette in movimento il sangue, da e per i polmoni (piccolo circolo) e da e per tutto il resto del corpo (grande circolo). Seguiamo il percorso del sangue in questo grande “snodo”:
- dal corpo, tramite le vene cave, giunge al cuore sangue deossigenato: ha già irrorato i tessuti che ne hanno trattenuto l’ossigeno cedendo anidride carbonica e prodotti di scarto.
- dall’atrio destro, questo sangue passa nel ventricolo destro e da qui, tramite il tronco polmonare, riparte alla volta dei polmoni, dove potrà cedere all’esterno l’anidride carbonica e riossigenarsi.
- il sangue una volta “rigenerato”, viene riportato al cuore dalle vene polmonari, dapprima nell’atrio sinistro, da cui passa nel ventricolo sinistro e successivamente nell’aorta, da dove si dipartono tutte le arterie (cioè i vasi sanguigni che conducono il sangue alla periferia) che irrorano il nostro organismo.
AL CUOR NON SI COMANDA
Questa massima popolare non vale solo per i sentimenti: rispecchia perfettamente il funzionamento della “pompa-cuore”. Pur essendo un muscolo, infatti, il cuore non obbedisce alla nostra volontà: la sua contrazione è completamente spontanea! Diversi fattori e sostanze chimiche (adrenalina, dopamina, ecc.) possono influenzarne l’attività accelerando o rallentando il battito, ma il nostro cuore – grazie alle particolari caratteristiche delle cellule che lo compongono – si contrae autonomamente, e, battito dopo battito, ci mantiene in vita.
QUANDO IL CUORE SI AMMALA
Sono molte le patologie che possono affliggere il cuore: può esserci un’alterazione del ritmo cardiaco, uno scompenso, un’ischemia (cioè mancanza di ossigenazione), ma anche un difetto genetico. Vediamo le più frequenti:
INFARTO
L’infarto miocardico è un’alterazione dell’ossigenazione del cuore. Se si verifica una stenosi (ovvero un restringimento) od un’occlusione delle coronarie (le piccole arterie che nutrono il cuore), il sangue in esse fa molta fatica a circolare, o, nei casi più gravi, non passa affatto. Il sangue porta nutrimento ed ossigeno ai tessuti: dove non arriva si verifica ischemia, cioè sofferenza delle cellule, che così non possono più ossigenarsi e liberarsi dell’anidride carbonica. Se l’ischemia permane per più di mezz’ora, le cellule iniziano a morire (processo di necrosi) e dato che il cuore non ha capacità rigenerative, il tessuto perso non può che essere sostituito da una cicatrice.
È un evento molto grave: nella prognosi bisogna valutare la quantità di tessuto persa, ma anche la localizzazione dell’infarto e la residua capacità di contrazione.
SCOMPENSO
Un cuore si definisce “scompensato” quando non è più in grado di far fronte alle richieste dell’organismo cioè quando, inizialmente durante sforzi grandi e poi anche durante sforzi minimi (come rifare il letto), non riesce a mantenere un adeguato circolo e quindi una sufficiente ossigenazione dei distretti corporei. Questo causa affanno, palpitazioni, dispnea (difficoltà respiratorie) ed una progressiva diminuzione di forze che costringe, a lungo andare, all’immobilità.
Le cause sono molteplici: se le valvole del cuore sono danneggiate, per un processo infiammatorio per esempio, diventano incontinenti, cioè non sono più in grado di regolare perfettamente l’afflusso e l’efflusso del sangue. Ma è molto frequente anche la causa ipertensiva: soffrire di “pressione alta” sottopone il cuore ad uno sforzo notevole che può, con il tempo, danneggiarlo.
ALTERAZIONI DEL RITMO CARDIACO
Sopraggiungono quando gli impulsi elettrici non si propagano in modo corretto nel cuore. Gli impulsi sono “tarati” in modo da consentire una corretta contrazione alternata di atri e ventricoli. Se il “messaggio” non arriva correttamente, atrio e ventricolo non si contraggono più in sincronia e causano insufficienza cardiaca. Le aritmie, inoltre, possono sfociare in fibrillazione, cioè uno stato in cui le cellule miocardiche non lavorano più sinergicamente e che può portare a morte.
I FATTORI DI RISCHIO
Le malattie cardiovascolari non sempre sono da ricollegare ad una causa precisa, ma ad un insieme di fattori che espongono ad un maggior rischio per queste patologie. All’aumentare del numero di questi fattori, la probabilità di una malattia cardiovascolare aumenta esponenzialmente. Ecco i principali:
COME STA IL VOSTRO CUORE? FATEVI L’AUTOTEST
Un test molto semplice per verificare il funzionamento cardiaco è quello della misurazione dei battiti del polso al minuto. La misurazione dovrebbe essere effettuata al risveglio, almeno per tre giorni consecutivi, prima di alzarsi dal letto e prima di fare qualsiasi altra azione. Se il numero delle pulsazioni è al di sotto dei 65, il vostro cuore sta funzionando bene, ma se le pulsazioni sono superiori alle 85 al minuto, probabilmente dovete cambiare il vostro stile di vita e consultare uno specialista oer effettuare un elettrocrdiogramma od anche una cardiomiografia.
UN ELETTROCARDIOGRAMMA PER FUGARE OGNI DUBBIO
La contrazione del cuore, come di ogni altro muscolo, è possibile grazie all’attività elettrica del tessuto stesso. Il meccanismo è molto complesso, ma possiamo paragonarlo ad un ingegnoso insieme di leve e contenitori regolato da impulsi elettrici. Questi impulsi vengono tradotti in linee interpretabili con un semplice e innocuo esame: l’elettrocardiogramma (ECG). In questo esame vengono posti su polsi e caviglie degli elettrodi e delle ventose sul torace: una macchinetta traduce gli impulsi elettrici del cuore in un tracciato su carta millimetrata. Dall’ECG si possono notare anomalie del ritmo cardiaco come la fibrillazione (atriale o ventricolare) od eventuali blocchi nella trasmissione dell’impulso da una parte all’altra del cuore (i cosiddetti “blocchi di branca”).