Per essere davvero bello o sensuale, il seno dovrebbe rispettare alcuni parametri di bellezza che il chirurgo valuta quando la paziente richiede un rimodellamento. Innanzitutto, costituendo un elemento molto importante per la femminilità e l’armonia del corpo, il seno dovrebbe avere una certa proporzione con la parte inferiore del busto e con il bacino. Una donna con i fianchi larghi perde decisamente l’equilibrio tra la parte superiore e inferiore del corpo se il seno non è adeguatamente visibile. Viceversa, una donna sottile con fianchi stretti non può chiedere un ingrandimento eccessivo del seno senza rischiare il volgare o ridicolo.
Chiaramente le regole per la misura del seno sono quindi molto soggettive e legate alla costituzione di ciascuna. Nel caso della mastoplastica additiva, il chirurgo si basa proprio sull’interezza del corpo della paziente per optare per la procedura chirurgica ideale (posizionamento degli impianti) e per l’inserimento della protesi adeguata come forma e dimensione.
Altri parametri più oggettivi consistono nel tono e nel rilassamento (ptosi) di cute e massa mammaria: se la ptosi supera i 3 cm è bene valutare l’opzione chirurgica della mastopessi, l’intervento di lifting del seno che restituisce consistenza e giusta proiezione.
Per comprendere il principio guida del lifting del seno è bene considerare la mammella come un complesso formato da un contenuto, la ghiandola e l’adipe, e da un contenitore, la pelle. Se quest’ultima risulta in eccesso, rilassata e assottigliata, il seno sembra quasi essere contenuto in un vestito troppo largo. La mastopessi (o lifting del seno) produce un buon rassodamento eliminando gli eccessi di cute e restituendo la giusta tensione.
Anche la distanza tra i due capezzoli è da considerare, così come la loro forma. Eventualmente, nella mastopessi l’areola può essere ridotta e ridisegnata in modo più definito e riposizionata in sede più adeguata a quella attuale.
Anche la forma del seno deve risultare in armonia con la statura e il portamento della paziente, perciò, nel caso di una mastoplastica additiva, potranno essere scelte le protesi più idonee al caso specifico.
Infine, un intervento che viene praticato non solamente per rendere armoniosa la zona, ma anche per eliminare un grosso peso e un enorme disagio è la mastoplastica riduttiva, indicata nei casi di eccessivo sviluppo mammario (anche patologico, con la gigantomastia).
Link utili: Mastoplastica additiva | Mastopessi
Chirurgia estetica: vince il modello terza misura
LE NUOVE PROTESI – Le vere novità riguardano il seno. Fino a qualche tempo fa, le protesi mammarie erano «sacchettini» fatti come piccoli cuscini rotondi: una sezione di cilindro larga e bassa con la stessa altezza sia sul lato che andava a costituire la parte superiore del seno sia su quello che andava a posizionarsi nella parte inferiore. Così, in alto, la forma di un seno rifatto presentava spesso un rigonfiamento improvviso, un’inestetica conformazione a «palla». I nuovi «sacchettini» hanno risolto tutti questi problemie, inoltre, possono essere personalizzati al massimo. «Viste di profilo – spiega Fasulo – le protesi d’ultima generazione sono più cortedi quelle precedenti e hanno una forma a goccia variabile: sottile in alto, arrotondata e «panciuta» in basso. Possono essere poi di spessore diverso e con sporgenze diverse. In certi modelli la «pancia» è un po’ proiettata in avanti, per far sporgere di più il capezzolo». Vengono collocate o sotto il muscolo pettorale o sotto la ghiandola mammaria, rispettando la conformazione del torace. «La via attraverso la quale si inseriscono – precisa poi il chirurgo milanese – è una piccola incisione che segue il bordo inferiore dell’areola, attorno al capezzolo: per questo la cicatrice oltre che minima è davvero invisibile».
MENO RISCHI – Ridotto, infine, se non annullato il rischio di cancro. Negli Istituti dei tumori di tutto il mondo, oggi, alle pazienti che hanno avuto l’asportazione del seno è fatta la ricostruzione con le stesse protesi che si utilizzano in chirurgia estetica. Un recente studio franco-canadese, condotto su 24 mila donne, avrebbe oltretutto dimostrato che nelle portatrici di protesi il rischio di tumore non solo non aumenta, ma addirittura diminuisce. Perché? La donna operata sarebbe più attenta al suo seno scoprendo prima se qualcosa non và. Inoltre, la protesi sembra «attivare» una maggiore sensibilità immunologica (sistemi di difesa più allertati).