La stipsi è un disturbo multifattoriale, che colpisce maggiormente le donne e che a lungo andare può avere dannose conseguenze sulla salute. Ma quali sono le cause che portano ad un rallentamento o ad un blocco delle funzioni intestinali? E quali i possibili rimedi per far fronte a questo frequente problema? Il primo passo per vincere la stitichezza può essere… una lettura informativa.

Se“pigro”, l’intestino va risvegliato, meglio se con dolcezza.

I sistemi possono essere molteplici: da una dieta ricca di fibre (ma non troppe, altrimenti si accentuerebbe il problema) al giusto movimento, dalle terapie naturali ai massaggi sbloccanti. L’importante è riconoscere la stitichezza al suo insorgere e mettere sin da subito in atto le strategie per contrastarla. Perché una cosa è certa: sottovalutare il problema è controproducente ed in più fa male alla salute.

Quando si può parlare di stipsi?

La stitichezza è un’affezione caratterizzata da un transito rallentato e difficoltoso delle scorie digestive nel colon e da una diminuita frequenza delle evacuazioni (con conseguente emissione laboriosa di materiale più consistente). Esiste una stitichezza primaria (detta anche semplice od idiopatica, legata a cause funzionali o comportamentali, facilmente eliminabile con interventi naturali di tipo rieducativo) ed una stitichezza secondaria (legata a cause organiche ben precise ed individuabili, che devono essere eliminate con interventi specifici, medici o chirurgici). La grande maggioranza delle stipsi sono di tipo primario. I fattori causali vanno da un’alimentazione quantitativamente ridotta od inidonea, alle scorrette abitudini di vita, all’abuso di farmaci o di sostanze tossiche (vedi tabella).

Cause

ALIMENTAZIONE NON IDONEA SCORRETTE ABITUDINI E COMPORTAMENTI ABUSO DI FARMACI E SOSTANZE TOSSICHE
Scarso consumo di fibre alimentari Vita sedentaria e scarsa attività fisica Lassativi
Consumo di alimenti costipanti Cambiamenti di ambiente o di abitudini Farmaci costipanti
Diete dimagranti drastiche e protratte Inibizione dello stimolo defecatorio Analgesici
Modificazioni brusche della dieta abituale Fattori psicologici ed emozionali negativi Anticolinergici
Pasti irregolari e frettolosi Orari diseducanti le attività dell’alvo Anticonvulsivanti
Particolari situazioni di convivenza e lavoro Antidepressivi
Posture inidonee allo svuotamento intestinale Miorilassanti
Senilità Ipotensivi
Turbe ormonali Ipnotici
Insufficiente secrezione biliare Morfinici
Disvitaminosi Sedativi della tosse
Malattie metaboliche
Psicopatie

Un disturbo molto femminile

La stitichezza colpisce prevalentemente le donne, e non a caso. La maggiore incidenza di questo disturbo nel sesso femminile (70%) rispetto a quello maschile è legata a diversi fattori, particolarmente di tipo ormonale (il progesterone, ad esempio, che aumenta fisiologicamente nel corso del ciclo mestruale, favorisce il rallentamento del transito intestinale). L’insorgere di una pigrizia intestinale o di una vera e propria stitichezza è un’evenienza che si verifica spesso anche durante la gravidanza (specie nella seconda metà del periodo di gestazione) e questo sia per fattori ormonali che “meccanici”, dovuti cioè allo sviluppo del feto.

Come rimediare

Poiché tante sono le forme di stitichezza quanto le cause che concorrono a determinarle, è ovvio come la correzione implichi l’eliminazione della causa e, se occorre, la successiva rieducazione della funzione evacuativa. Una precisa conoscenza dei fattori scatenanti la stipsi rappresenta già un notevole passo avanti nel cammino della correzione.

Strategie anti-stipsi

No ad una dieta iperproteica

Gli alimenti ad alto contenuto di proteine animali non favoriscono il transito intestinale delle feci. Carne, uova, pesce e latticini hanno infatti un contenuto in fibra praticamente nullo, per cui il volume occupato dai loro residui nell’intestino è minimo. Nei soggetti che ad un elevato consumo di carne non uniscono un altrettanto adeguato consumo di verdure, cereali integrali e frutta, si assiste – oltre che al rallentamento del transito fecale nel colon – alla faticosa espulsione di feci secche e di colorito scuro (feci caprine). Un’alimentazione iperproteica protratta nel tempo influisce inoltre anche sulla composizione della flora batterica intestinale.

RISPETTARE IL PROPRIO ORARIO
Il meccanismo della defecazione risponde a sollecitazioni riflesse automatiche che insorgono una o più volte al giorno, in genere dopo ingestione di cibo o bevande. L’automatizzazione di questi stimoli fa sì che, in stato di normalità, ogni soggetto abbia un suo orario di svuotamento intestinale. Se lo stimolo viene disatteso nei suoi richiami, il meccanismo viene ad alterarsi, favorendo la stitichezza cronica.

MUOVERSI, MUOVERSI!
La sedentarietà e la mancanza di esercizio fisico comportano un indebolimento progressivo della muscolatura, alterazioni sempre più gravi della postura ed una respirazione che si svolge ai minimi vitali. Ad influire negativamente sulla funzionalità dell’intestino sono soprattutto la debolezza dei muscoli addominali e la scarsa attitudine del diaframma ad appiattirsi ed a premere sulla massa dei visceri nell’atto della defecazione. E’ proprio l’incapacità di mettere in atto questa importante componente del meccanismo espulsivo (torchio addominale) a rendere difficoltosa la funzione evacuativa.

IMPARARE A GESTIRE LO STRESS
Lo stress psico-fisico comporta un’ipersecrezione di ormoni surrenalici diretta a ripristinare una situazione di equilibrio. Se lo stress è continuativo, può favorire numerose patologie fra cui, appunto, la stitichezza.

NON ABUSARE DI LASSATIVI
L’assunzione continuativa di lassativi può infatti diventare una causa di mantenimento della stitichezza.

OCCHIO AI FARMACI
L’uso improprio od eccessivo di alcuni farmaci può favorire una forma di stitichezza chiamata iatrogena. Quando si constata l’instaurarsi di una stipsi od un peggioramento della funzione intestinale, o comunque un cambiamento rispetto agli standard evacuativi abituali, è sempre bene non sottovalutare, nella ricerca delle possibili cause, la contemporanea assunzione di farmaci.

L’AUTOMASSAGGIO CHE AIUTA

Con le mani sormontate, appoggiate i palmi sull’addome della paziente, stirando il muscolo addominale verso l’ombelico e riportandolo alla posizione normale con la punta delle dita. Il movimento ricorda quello di un’onda e si esegue in senso orario. Si termina con le mani sull’ombelico. Un’alternativa é di esercitare una pressione sui due punti ai lati dell’ombelico.