La salute è un patrimonio prezioso per ognuno di noi. La scienza ha compiuto passi da gigante per preservarla e garantirla a tutti, ma l’uso di farmaci per qualsiasi (anche piccolo) problema è davvero una soluzione?
Spesso il primo ostacolo per un uso corretto e consapevole dei farmaci dipende dal rapporto con il medico di base. La prescrizione è obbligatoria per la maggior parte delle categorie farmaceutiche, ma – purtroppo e soprattutto nelle grandi città o dove ad un unico medico sono affidati fino a 2500 pazienti – viene talvolta fatta per telefono o “d’ufficio”, lasciando in ambulatorio la tessera sanitaria con la richiesta del paziente. Questa pratica non etica né legale snellisce i tempi d’attesa per chi fa uso abituale di uno stesso farmaco, o per chi non ha tempo di recarsi dal medico, però non permette l’analisi corretta di segni e sintomi e soprattutto priva il medico dell’ascolto del paziente, considerato il primo passo di una buona terapia. Non sempre, però, la colpa è del medico: in molte occasioni il paziente stesso salta da solo alle proprie conclusioni e preme per la fatidica prescrizione, anche dove non sia necessaria.
All’origine di questo atteggiamento vi é la tendenza a considerare il farmaco una “panacea” per tutti i mali, senza cercare di approfondire le cause del proprio malessere. Non è da sottovalutare, inoltre, l’effetto placebo, ovvero una guarigione che è da attribuire più ad un condizionamento psicologico (“prendo la medicina e già mi sento molto meglio”), che all’efficacia del preparato assunto.
I PERICOLI DELL’AUTOPRESCRIZIONE
L’incremento dell’utilizzo dei farmaci è sicuramente espressione della sempre più forte tendenza all’autoprescrizione da parte del malato. Tale consuetudine trova le sue radici nella sfiducia verso il proprio medico nonché nella convinzione che un farmaco possa risolvere qualunque problema e possa migliorare in ogni caso la qualità della vita. Con grave rischio per la propria salute (solo il medico possiede una visione completa dell’organismo e delle sue complesse esigenze) e pesanti conseguenze, soprattutto se l’autoprescrizione riguarda certe categorie di farmaci. L’assunzione indiscriminata, ad esempio, degli antibiotici (dispensati spesso dal farmacista illegalmente senza ricetta) ha accelerato un processo conosciuto come RESISTENZA. Se viene impiegato massivamente un antibiotico a largo spettro (agente su più specie di batteri), oppure se la prescrizione non viene rispettata nei tempi e nei modi prescritti (ad esempio sospendendo l’assunzione alla scomparsa dei sintomi) è facile che i microrganismi bersaglio non vengano totalmente sradicati. Quelli che sopravvivono sviluppano meccanismi di difesa a quel determinato farmaco, che vengono poi trasmessi geneticamente ai microrganismi da loro derivati: si creano così ceppi di batteri resistenti, che vanificano a lungo andare gli effetti degli antibiotici conosciuti.
“Per ora questo fenomeno ha portato solo alla scoperta e all’utilizzo di altri farmaci attivi e non ha ancora reso una malattia incurabile – precisa il dott. Enrico Malizia, professore emerito di Tossicologia Clinica all’università “La Sapienza” di Roma – ma il rischio dell’uso eccessivo o del maluso dei farmaci salvavita va tenuto in grande considerazione.”
TRE REGOLE DA AUTOPRESCRIVERSI
- Non utilizzate, senza prima aver consultato il medico, antibiotici avanzati da una precedente cura: potrebbero non essere specifici e adatti alla nuova infezione
- Portate sempre a termine un ciclo di terapia, come da prescrizione, anche se i sintomi sembrano essere scomparsi
- non lasciatevi tentare da un atteggiamento “miracolistico” nei confronti dei farmaci: utilizzateli solo quando è davvero necessario.
QUALE FARMACO?
Un farmaco si compone di un principio attivo, cioè di una molecola provvista di attività terapeutica, e di diversi eccipienti, destinati a migliorarne l’assorbimento, il gusto, il colore, ecc. La legge italiana consente a diverse case farmaceutiche di registrare sotto nomi diversi farmaci contenenti lo stesso principio attivo. Sul mercato troviamo, quindi, un numero sempre crescente di medicamenti-copia.
I FARMACI GENERICI
I brevetti dei farmaci durano circa vent’anni. Grazie ad una normativa del 1996, quando scade un brevetto, qualsiasi azienda farmaceutica può produrre quel farmaco, che viene definito “generico”, a condizione di essere etichettato con il nome proprio del farmaco stesso, ovvero del principio attivo seguito dal marchio aziendale. Per legge i farmaci generici, in virtù di uno snellimento dell’iter burocratico e delle spese a carico dell’azienda produttrice, al banco devono avere un prezzo inferiore del 20% rispetto alle specialità di riferimento già in commercio.
L’impiego su larga scala di generici porterebbe – oltre ad una maggiore chiarezza sia per il medico che per il paziente, grazie al non utilizzo di nomi di fantasia utilizzati solo per i farmaci originali – a diversi vantaggi, tra cui l’abbattimento della Spesa Sanitaria Nazionale, ma il mercato di questi farmaci, pari solo all’1%, sembra non riuscire decollare. “Da una parte c’è la forte pressione delle industrie farmaceutiche che dopo vent’anni (durante i quali devono rientrare delle spese per l’invenzione e la commercializzazione delle nuove molecole) vedono fortemente ridotto il mercato da una possibile diffusione del generico equivalente – spiega il prof. Enrico Malizia. Dall’altra parte, c’é la resistenza del medico prescrittore a cambiare una prassi consolidata dalla risposta terapeutica ed a memorizzare un nuovo marchio”.
ATTENZIONE AI FARMACI IN RETE!!!
L’apertura del mondo telematico al mercato farmaceutico sicuramente contribuisce all’impiego eccessivo di farmaci e soprattutto ad un loro improprio utilizzo.
I VANTAGGI
Come per qualsiasi altro bene commercializzato in Internet, i vantaggi per il consumatore non sono trascurabili. Innanzitutto è possibile confrontare prezzi ed offerte e, per alcune categorie di farmaci, ciò garantisce un sicuro risparmio. Non è da sottovalutare nemmeno la possibilità di acquistare protetti dall’anonimato e senza spostarsi da casa. Navigando, poi, in siti stranieri si possono anche ordinare specialità non presenti sul mercato italiano o difficilmente reperibili.
I RISCHI
Tuttavia proprio per l’importanza del bene in questione, il farmaco, Internet può essere una trappola pericolosa. Non è ancora presente una seria normativa che tuteli i fruitori di tali servizi: i farmaci comprati per via telematica in molti casi non sono reperibili sul mercato italiano perché non rispettano gli standard legislativi del nostro paese, e invece soddisfano quelli di altri, magari meno restrittivi. E’ elevato inoltre il rischio di accedere a categorie di farmaci come antidepressivi, anoressizzanti, ecc., che senza prescrizione e controllo da parte di un medico possono essere assai pericolosi e, a volte, letali. Anche quando il farmaco è innocuo, però, può subire insulti di diverso genere durante il trasporto o ancora al deposito, soprattutto se viene confezionato in un paese straniero e manca del controllo di qualità operato dal farmacista.
Lasciarsi tentare dalla “vetrina virtuale” può rivelarsi davvero pericoloso e soprattutto può incrementare l’uso eccessivo e spropositato dei farmaci: quattro chiacchere con il farmacista di fiducia, invece, possono fugare dubbi ed evitare di bombardare inutilmente il nostro organismo.
CI SONO ALTERNATIVE?
Naturalmente quella farmaceutica non è l’unica cura possibile. Le alternative possibili sono molte ma éimportante ricordare – sostiene il prof. Enrico Malizia – che esiste una sola medicina: la scienza di diagnosticare e curare i mali. Allorché invece di un farmaco vengano utilizzati mezzi fisiatrici o altre metodiche, è fondamentale distinguere tra terapie obiettive, i cui effetti sono riproducibili, e terapie suggestive. Il successo di queste ultime è legato alla suggestionabilità del soggetto in trattamento, in pratica alla sua conformazione e alla sua condizione psichica, non ripetibile. Ci sono quindi casi in cui il farmaco può essere felicemente ed efficacemente sostituito con altre terapie, ma ciò va verificato caso per caso e affidandosi sempre e comunque a professionisti seri ed a mezzi comprovati e sicuri.
I RIMEDI ERBORISTICI
Entro il primo trimestre del 2001 sarà approvata una nuova legge per la regolamentazione dell’erboristeria. Saranno obbligatorie per legge le etichette su ogni prodotto che rechino non solo la specialità ma anche le indicazioni terapeutiche e gli eventuali effetti collaterali. Inoltre potranno lavorare a contatto con il cliente unicamente farmacisti o laureati in erboristeria (una laurea breve da poco introdotta), garanzia indispensabile di professionalità.
LE CURE OMEOPATICHE
Rivolgersi ad un medico omeopata può cambiare radicalmente il rapporto di un malato verso la sua malattia e la sua cura. L’omeopatia, infatti, si basa sul principio che “il simile cura il simile”, ovvero su un’azione preventiva di alcune sostanze completamente naturali che stimolano il nostro sistema immunitario e contribuiscono alla guarigione.Purtroppo i tempi di questa “sensibilizzazione” dell’organismo sono abbastanza lunghi, quando invece un farmaco non omeopatico permette la quasi immediata riduzione o scomparsa dei sintomi delle patologie più comuni.
Tuttavia l’omeopatia si contestualizza in un diverso atteggiamento verso la salute, che presuppone non l’intervento sull’episodio acuto, ma una cura costante e dal minor impatto possibile sugli equilibri omeostatici del nostro fisico. L’omeopatia comunque non va applicata per patologie acute gravi o con terapie farmacologiche specifiche.
VIA IL DOLORE CON L’AGOPUNTURA
Sono ormai da tempo riconosciute le virtù di questa antica terapia cinese, soprattutto nella terapia del dolore acuto. Si basa sulla stimolazione, tramite l’inserimento di sottili aghi, della produzione di endorfine, antidolorifici endogeni, cioè creati dal nostro organismo. L’agopuntura non prevede la somministrazione di farmaci e la sua efficacia dipende sia dalla perizia del medico che la utilizza (bisogna, infatti, essere medici laureati per accedere alla scuola nazionale di agopuntura), sia dalla risposta del paziente, sempre molto soggettiva, ma solitamente buona.