Tra pandemia ed emergenza economica: Sabato 12 novembre si svolgerà la quindicesima Giornata del Diabete. Un evento che, dalle piazze di numerose province di tutta Italia, coinvolgerà la popolazione in una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi.
Alla vigilia dell’evento, nella capitale, si sono dati appuntamento esperti e politici per tirare un bilancio dei risultati ottenuti e pianificare i progetti per il futuro. Lo scenario che ne è emerso non è dei più incoraggianti. Il Italia il diabete colpisce il 5-6% della popolazione, mentre solo dieci anni fa interessava 4 italiani su 100. Nel mondo sono circa 230 milioni le persone che convivono con questa malattia, e si calcola che entro vent’anni raggiungeranno i 350 milioni. Una situazione molto delicata, aggravata dal fatto che il tasso di diabete sta crescendo vertiginosamente anche nei paesi in via di sviluppo, dove un miglioramento delle condizioni di vita non è affiancato da una sensibilizzazione capillare e da una cultura della sana alimentazione.
Anche nei paesi sviluppati, con particolare riferimento all’Italia, il diabete registra dei tassi di crescita molto elevati e le misure per arginarlo non sempre sono sufficienti, capillari o diffuse uniformante sul territorio. In particolare, la riforma del Capitolo V della Costituzione, quello che attribuisce, tra l’altro, larga autonomia alle regioni in merito alla sanità, contribuisce ad aumentare il divario tra i costi, le strutture e l’efficacia di intervento tra regione e regione. La necessità di ulteriori finanziamenti, in questo periodo di Finanziaria, per arginare questa patologia in larga espansione, è stata sottolineata, a diverso titolo e con proposte differenti, da tutti gli intervenuti al dibattito.
La spesa per curare il diabete necessita di oltre il 6% della spesa sanitaria nazionale, cifra onerosa e di sempre più difficile reperibilità, vista la delicata situazione economica del paese e l’aumentare costante dei pazienti. È pertanto emerso un appello unanime affinché il governo e il ministero della Salute dettino delle linee guida volte a razionalizzare la spesa pubblica e a omogeneizzare i servizi ospedalieri per diabetici sul territorio.
La razionalizzazione non deve unicamente riguardare le spese mediche dirette. È necessario operare anche a monte, con una sensibilizzazione della popolazione (che come in ogni patologia rappresenta il primo e più importante passo per combatterla) e l’approfondimento, fin dalla prima infanzia, di una cultura della sana alimentazione e dello sport che troppo spesso sono lasciate alla responsabilità dei singoli e che istituzioni come famiglia e scuola non riescono a insegnare.
“Occorre una cultura diabetologica per riconoscere i sintomi tramite una diagnosi precoce” afferma il professor Leonardo Pinelli, delegato della Consulta Italiana Diabete dell’Età evolutiva (CIDEV). “La prevenzione primaria deve essere fatta nella scuola” seguendo il modello di altri partner europei che già stanno percorrendo questa strada con buoni risultati.
Chiare ed essenziali le linee guida presentate dal futuro presidente della Diabete Italia Minieri. Il professore individua quattro priorità nella lotta al diabete: la necessità di un forte impegno economico per la ricerca; l’uniformazione dell’efficienza sanitaria in tutte le regioni; la formazione del personale medico e paramedico e l’organizzazione di percorsi assistenziali mirati che facilitino una minore incisione sulla spesa pubblica.
Quattro misure fondamentali che si propongono l’ottimizzazione delle risorse, non sempre sufficienti, a disposizione di medici e associazioni, senza pretendere un ulteriore aumento di esborsi statali che, anche se necessari, in questa contingenza non sembrano realisticamente attuabili. Più dure invece le posizioni delle associazioni che, particolarmente nella figura della dottoressa Paola Rizzoli, presidente dell’Associazione Italiana Diabetici (AID), chiedono al Parlamento interventi concreti per una maggiore liberalizzazione e distribuzione dell’insulina, che per un paziente diabetico rappresenta un vero e proprio farmaco salva-vita, e invocano la reintroduzione in Finanziaria del 5 per mille per la ricerca.
“Le associazioni sono prive di sostegno economico e finanziario” afferma Rizzoli “pertanto non possono sobbarcarsi tutti gli oneri di cui si fanno carico. Senza adeguati finanziamenti non è possibile condurre questa politica di grande responsabilità”. Un messaggio chiaro che si è già levato anche da altri ambienti, affinché il Parlamento, in questi giorni di serrata discussione della Finanziaria, reintroduca la possibilità di devolvere il 5 per mille alla ricerca.
Concilianti gli interventi dal mondo politico. La senatrice Emanuela Baio Dossi della Commissione Igiene e Sanità afferma che il diabete è anche un problema sociale e che pertanto è necessario il coinvolgimento attivo della popolazione, oltre che del corpo medico e delle Asl. A causa della crisi economica, afferma la senatrice, sarà difficile fare un salto qualitativo, ma è comunque necessario porre le basi per trasformare il paziente da spesa a risorsa.
Molto critico verso i tagli previsti dalla Finanziaria il senatore Antonio Tommassini, che tuttavia condivide con la collega gli indirizzi per il futuro: potenziamento della ricerca, promozione della formazione e organizzazione razionalizzata e uniforme del sistema sanitario regionale.
Insomma, la lotta al diabete è una delle sfide più delicate che il mondo medico e politico devono affrontare. Una malattia in forte espansione che ha l’ulteriore inconveniente di avere altissimi costi per il bilancio dello Stato, ma che necessità indubbiamente di un rinnovato impegno, sociale ed economico, da parte di privati e istituzioni.
Le parole d’ordine per il futuro sono due: razionalizzazione e informazione. Solo attraverso una sensibilizzazione capillare, fin dai primi anni di età, è possibile abituare le persone ad una vita sana e attiva, il primo ingrediente per la prevenzione del diabete. Ed è soltanto attraverso l’attenta e centellinata organizzazione delle risorse disponibili, umane e finanziarie, che potrà essere posto un argine efficace e solido contro l’espansione della patologia.