Dal due al cinque per cento degli italiani è soggetto, almeno una volta nella vita, a un episodio di ansia, uno dei mali del nostro secolo insieme allo stress. Le manifestazioni dell’ansia sono molto precise: si avverte una sensazione indefinibile di paura, apprensione e di preoccupazione, non ci si sente più padroni di sé, si vive come nella previsione di un pericolo che improvvisamente possa capitare a sé o ai propri familiari. Chi è preda di un attacco d’ansia presenta anche una difficoltà a concentrarsi, una riduzione della memoria, uno stato di indecisione, un sentimento di disperazione e di impotenza.
Molto spesso alle manifestazioni psichiche si aggiungono sintomi fisici di diverso genere. Ad esempio, tremori alle labbra, irrequietezza motoria, palpitazioni cardiache, aumento del ritmo di respirazione (a volte con la caratteristica “fame d’aria”), dolori di stomaco, vertigini, nausea e perfino vomito, rialzi di pressione, mal di testa.
L’ansia compare di solito fra i 20 e i 30 anni ed è più frequente nelle donne. L’attacco di panico — prima manifestazione di una specifica forma di ansia — insorge in genere quando una persona si trova da sola. Può manifestarsi, ad esempio, in casa se ha come vittima una casalinga. Questa si sente “morire” e chiama il Pronto Soccorso o chiede a una vicina di aiutarla ad essere portata in ospedale. Negli uomini è frequente la crisi di panico mentre si trovano da soli in auto o in viaggio: è ricorrente in questi casi il pensiero di “non farcela più a tornare a casa”. Conseguenza di questi attacchi è la sensazione di non poter più riuscire a stare da soli, specie fuori casa. Il mondo diventa improvvisamente un nemico davanti al quale ci si sente indifesi. Le persone che ne sono vittima hanno bisogno di un “accompagnatore” in auto, mentre vanno a fare la spesa, anche quando fanno una passeggiata. Ciò dimostra che la prima cura per chi soffre di ansia è cercare di stabilire un dialogo con qualcuno, manifestandogli le proprie paure e le proprie fobie.
La terapia psicologica è utile, ma solo nel caso in cui gli attacchi d’ansia si ripetano nel tempo. Questa terapia tende a individuare e a rimuovere le cause “scatenanti” che, secondo le moderne tendenze della ricerca psichiatrica, devono essere ricercate in traumi subiti nell’infanzia (la separazione dai genitori, la scuola), nell’adolescenza, nella pubertà. Situazioni che vengono richiamate in alcuni momenti della vita adulta, in cui l’individuo si sente particolarmente vulnerabile. A scatenare una crisi d’ansia possono essere momenti difficili (problemi di salute, difficoltà con il coniuge o con i figli, cambiamenti nelle condizioni di vita, nel lavoro, problemi economici, guai con la giustizia) o più semplicemente stanchezza e tensione accumulate negli anni che predispongono l’individuo alla crisi.
Come per l’insonnia e per gli altri disturbi di origine psichica, l’ansia non si deve combattere con i farmaci. Tutt’al più sarà il medico a prescrivere temporaneamente alcune sostanze (dette ansiolitici) che aiutano a superare il momento peggiore della crisi. Per il resto occorre cominciare a vedere chiaro dentro di sé, aiutandosi magari con la psicoterapia.
Di fronte all’ansia o allo stress l’unica medicina è imparare a rilassare la mente e il corpo, vedere la vita sotto una diversa visuale, contrastare gli effetti fisici di questi stati di tensione con metodi in grado di produrre situazioni opposte. I metodi di rilassamento sono moltissimi e possono essere applicati attraverso l’imposizione di una severa autodisciplina psichica o possono essere basati su sistemi sviluppati da esperti, per affrontare i quali è sempre meglio consigliarsi prima con un medico o uno psicoterapeuta.
Condizione basilare per seguire i metodi di rilassamento è la determinazione a raggiungere l’obiettivo prefissato. Decidere di affrontare una “cura” del genere è già il primo passo per combattere con successo l’ansia o lo stress, perché implicitamente si prende coscienza della propria condizione di tensione.
Ansia: Training autogeno
Uno dei metodi più seguiti di rilassamento è il cosiddetto “training autogeno”, ideato agli inizi del secolo dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz. “Training autogeno” significa all’incirca “educazione generata da se stessi”, attraverso tecniche di autodistensione e di concentrazione, in grado di influire sui centri dell’organismo che controllano le funzioni involontarie del corpo. Una sorta di “autoipnosi” che consente di abbassare i livelli di controllo volontario e di immergersi in uno stato di abbandono. In tutti gli esercizi del “training autogeno” non è più la volontà a comandare alcune funzioni del corpo; queste devono scaturire autonomamente,senza che l’individuo ne abbia coscienza.
Il livello base del “training autogeno” è suddiviso in sei esercizi fondamentali, attraverso l’apprendimento dei quali si raggiunge, secondo Schultz, la possibilità di sapere adoperare questo “strumento” e di applicarlo con successo nella vita quotidiana in ogni situazione che altrimenti genererebbe ansia, stress o depressione.
Le posizioni
Per compiere ognuno degli esercizi è necessario collocarsi in una delle tre posizioni base del “training autogeno”.
- Posizione supina, cioè distesi sulla schiena con le braccia distese lungo il corpo e le palme rivolte verso l’alto.
- Posizione seduta in poltrona, con la testa sostenuta dallo schienale, le braccia abbandonate sui braccioli e le gambe che poggiano per terra.
- Posizione “del cocchiere”, cioè seduti su un panchetto senza schienale, con le braccia abbandonate lungo il corpo e le gambe che poggiano a terra.
In ognuna di queste posizioni occorre stare con gli occhi chiusi, la bocca socchiusa, nel silenzio e nell’isolamento più completi.
I sei esercizi base sono i seguenti:
1) Esercizio della pesantezza.
Bisogna concentrarsi sul proprio braccio destro (o sinistro se si è mancini) fino ad avvertire una sensazione di rilassamento totale che si associa a quella della pesantezza dell’arto. Proseguendo nell’esercizio, si deve avvertire una sensazione di pesantezza in tutto il corpo, che corrisponde a un totale rilassamento muscolare.
2) Esercizio del calore.
Anche in questo caso bisogna concentrarsi sul proprio braccio, pensando a una intensa sensazione di calore che provenga da esso. A mano a mano si avvertirà una sensazione di caldo che dal braccio si diffonde in tutto il corpo. Unito all’esercizio precedente, questo deve portare a svincolare la coscienza dalle sensazioni originate dal corpo “distaccando” la mente da esso.
3) Esercizio del battito cardiaco.
Questo esercizio è particolarmente difficile. Secondo Schultz, infatti, è possibile influire sul ritmo del proprio battito cardiaco, rallentandolo nelle situazioni di ansia e stress che generano tachicardia (aumento dei battiti del cuore). Occorre molta concentrazione ed è necessario “sincronizzare” il proprio pensiero con i ritmi del cuore per poter influire su di esso.
4) Esercizio della respirazione.
La formula-chiave dell’esercizio è la frase «il mio respiro è calmo e regolare». Anche se la respirazione è un atto in parte involontario e in parte volontario (perché è possibile aumentare o ridurre la frequenza con la volontà) l’obiettivo dell’esercizio è di raggiungere il ritmo ideale di respirazione in maniera automatica, involontaria, senza cioè che sia la volontà a comandare il ritmo del respiro.
5) Esercizio del plesso solare.
Se fino a questo punto i primi quattro esercizi hanno avuto lo scopo di equilibrare — rendendoli indipendenti dal controllo cosciente — i parametri vitali dell’organismo, questo ha l’obiettivo di influire allo stesso modo sugli organi interni.
Il plesso solare è una zona dell’addome molto innervata; di conseguenza, secondo Schultz, esercitare il controllo involontario su questa zona significa poter agire sui visceri e contrastare gli effetti dell’ansia e dello stress sugli organi dell’apparato gastroenterico. Anche in questo caso l’esercizio consiste nell’avvertire una sensazione di calore al plesso solare, immaginando di essere immersi in un bagno caldo o avere sull’addome qualcosa di caldo.
6) Esercizio della fronte fresca.
Mentre tutto il corpo è pervaso da una sensazione di pesantezza e di calore, bisogna cercare di mantenere la fronte (cioè la testa) fresca, in maniera da poter affrontare con serenità e lucidità i problemi che altrimenti sarebbero fonte di ansia e di stress. Per ottenere questo risultano, bisogna immaginare di avere una corrente d’aria fresca che passa sulla fronte o di bagnarsela con del cotone imbevuto d’acqua. Dopo che si è imparato a compiere questi esercizi, sarà facile, secondo Schultz, applicare le tecniche di rilassamento in ogni momento della vita quotidiana.
Ansia: Esercizi di respirazione
Un’altra tecnica diffusa di rilassamento consiste in una serie di esercizi di respirazione, basati in gran parte sulle dottrine orientali dello yoga.
Si ritiene, infatti, che il controllo del respiro sia l’atto fondamentale per raggiungere il controllo delle emozioni e del proprio stato ansiogeno in modo da ottenere un rilassamento totale del corpo e della psiche. Si tratta di esercizi molto diversi che hanno però in comune alcuni elementi fondamentali. Il primo è l’apnea, cioè l’interruzione del respiro per un periodo di tempo (inizialmente una decina di secondi) che viene gradatamente allungato. Il secondo consiste nella sincronizzazione del respiro con i battiti cardiaci, per far muovere all’unisono cuore e polmoni. Il terzo interessa la respirazione abbinata con il controllo della muscolatura addominale, per intervenire anche sugli organi interni del corpo.
È impossibile descrivere questi esercizi nello spazio a disposizione in questo libro; anche perché essi si accompagnano a una “educazione” del pensiero e tecniche di concentrazione che non possono essere spiegate succintamente. Questi esercizi debbono infatti essere compiuti, almeno inizialmente, con un istruttore che aiuta il soggetto a “calarsi” nella nuova dimensione e lo assiste nelle varie fasi di cui essi si compongono.
Lo stress è un fattore importante nell’insorgenza e nello sviluppo di numerosi problemi, anche gravi, di salute: malattie cardiocircolatorie, insonnia, deficienze immunitarie con conseguente maggiore predisposizione a contrarre malattie infettive, colite, ulcera gastrica o duodenale. Inoltre è insieme causa ed effetto di pessime abitudini di vita come l’abuso di fumo, di alcool, di farmaci. In poche parole, lo stress costituisce una minaccia per la salute. Tuttavia, è difficile incontrare qualche persona che non sia o non sia stata sotto stress.
A questo punto occorre compiere una distinzione. Una cosa è uno stato di stress momentaneo, che dura pochi giorni o poche settimane ed è dovuto a un evento transitorio seppur grave (dal licenziamento al superlavoro, dalle preoccupazioni finanziarie a gravi tensioni familiari). Se la persona non è “predisposta” allo stress, questo periodo difficile scomparirà senza lasciare traccia o quasi.
Ben diversa, e purtroppo molto più comune, è una condizione di stress di lunga durata che solo in parte è imputabile a eventi esterni ma che in massima parte, invece, è dovuta a un modo sbagliato di affrontare la vita.
Occorre ricordare che tranne poche eccezioni non esistono lavori di per sé stressanti. Il lavoro o lo stile di vita conseguente al lavoro divengono stressanti se sono vissuti in un ambiente in cui non ci si trova a proprio agio o se affrontati in maniera sbagliata.
La conclusione è che in massima parte lo stress dipende dal soggetto e dalla sua vita familiare e affettiva, molto più che da altre circostanze esterne (lavoro, denaro, ruolo sociale, perfino il modo di affrontare il traffico).
Indubbiamente la vita moderna contribuisce molto ad accrescere le condizioni di stress con i suoi ritmi sempre più convulsi, la competitività sociale, la ricerca di un benessere sempre maggiore, l’inseguimento di vacui “status symbol” (l’auto più grande, la seconda o la terza casa, il vestito firmato, la vacanza esclusiva, ecc.).
La società consumistica di oggi, come ha affermato lo psicanalista Erice Fromm in un suo celebre libro, insegna che un individuo viene considerato e quindi vale più per ciò che ha (il cui ottenimento è causa di stress) che per ciò che invece realmente è.
Lo stress quindi si può prevenire agendo in primo luogo su di sé e solo dopo aver rimosso le situazioni “esterne” (talvolta immodificabili) che lo acuiscono.
Si dovrebbe insegnare ad evitare lo stress con un’educazione adeguata fin dall’infanzia, insegnando al bambino ad avere fiducia in sé, a valutare correttamente i piccoli-grandi problemi della vita di ogni giorno, e soprattutto dando il buon esempio. In una casa in cui i genitori sono ansiosi, irritabili, incapaci di affrontare con calma i problemi, il bambino crescerà già predisposto allo stress.
Anche durante l’adolescenza le situazioni di stress sono particolarmente frequenti (la scuola, i rapporti con gli amici e con i genitori, i primi amori), ingigantite dalla consapevolezza di non essere ancora un uomo o una donna adulti, quindi con autonomia di pensiero e di azione. Proprio in questi casi devono essere i genitori a cogliere le manifestazioni e le reazioni del giovane, per evitare di farne un futuro adulto stressato.
Oggi la ricerca scientifica ha dimostrato che lo stress è uno stato capace di originare una stimolazione eccessiva di alcune sostanze ormonali, le quali alla lunga influiscono negativamente sullo stato di salute dell’intero organismo.
Esiste anche una scala degli eventi più stressanti, (che esamineremo più avanti in questo stesso capitolo), frutto degli studi di Holmes e Rahe, due psichiatri americani che hanno dedicato la propria vita a scoprire le cause di questo fenomeno. La maggior parte di questi eventi è di natura transitoria o tale da poter essere affrontata in maniera corretta (non è il caso, invece, del divorzio, delle malattie o della morte di un familiare).
Riflettendo su questi eventi ci si può fare un esame di coscienza e valutare le reazioni che si sono avute o che si avrebbero davanti ad essi. E poi decidere se vale la pena di rovinarsi la vita a causa di essi. Nelle pagine successive troverete anche un vero e proprio test per valutare il proprio grado di stress. Esso prescinde totalmente dall’insorgenza o meno di eventi esterni ma è rivolto esclusivamente a misurare il proprio stile di vita o il modo con cui si affrontano i problemi. È necessario, ovviamente, rispondere con estrema sincerità alle domande, dal momento che si tratta di un esame che può aiutare a vivere meglio la propria vita.
Il test è stato elaborato dalla Facoltà di Medicina dell’Università americana di Boston.
In conclusione, lo stress si può prevenire: anzi, è una delle condizioni più facilmente prevenibili. Ove invece sia già presente, con qualche regola di vita è possibile evitare l’aggravarsi del problema o addirittura ridurne l’entità.
Ricordiamo infine che lo stress diviene ancor più nocivo se abbinato ad alcune abitudini negative di vita, come eccessi alimentari, scarso movimento, vita sedentaria, pressione alta, fumo, abuso di alcolici, scarso riposo notturno.